La tradizione vuole che il mitico fondatore di Zancle, l’antica Messina, sia il gigante Orione, figlio di Poseidone. A lui è dedicato il più splendido dei monumenti della città, la fontana del Montorsoli che l’illustre critico d’arte Bernard Berenson definì «la più bella del Cinquecento europeo».
Orione era un cacciatore di bell’aspetto che per forza e statura superava di molto gli eroi più famosi. Dal padre avrebbe avuto la facoltà di camminare a piede asciutto sui mari. Compì grandi imprese e, come racconta Diodoro Siculo, passando in Sicilia al tempo in cui si edificava la città di Zancle, la futura Messina, decise di dirigerne i lavori.
Secondo la leggenda, Orione avrebbe presieduto alla costruzione del porto falcato e, per proteggere la città dello Stretto dalle mareggiate, formò il Capo Peloro. Fece erigere, inoltre, un tempio dedicato a suo padre, il dio del mare, oggetto di particolare venerazione per la gente del luogo.
Dopo la morte Orione fu posto dal padre degli dei, Zeus, tra le stelle, nella costellazione omonima, la più luminosa dell’Emisfero boreale.
In piazza Duomo a Messina si può ammirare la fontana di Orione realizzata fra il 1547 e il 1551. Secondo la concezione dell’umanista Francesco Maurolico, che ne fu l’ispiratore e al quale si devono i distici latini che vi sono incisi, vuole essere un tributo al mitico fondatore di Messina. La statua di Orione si trova in cima alla fontana, a forma piramidale, con le insegne della città su supporto emisferico retto da quattro puttini.
Su di un basamento poligonale di dodici lati vi sono quattro vasche dentro le quali versano acqua dalle anfore statue maschili adagiate sul fianco. Queste statue rappresentano quattro fiumi: il Nilo, il Tevere, l’Ebro e il Camaro. Quest’ultimo, modesto torrente messinese di fronte ai grandi fiumi, fu glorificato per rendere memorabile la costruzione del primo acquedotto cittadino in cui vennero derivate e convogliate le acque dello stesso Camaro.
Sotto la statua che raffigura il Camaro è scolpita una porta della città con un’immagine femminile rappresentante Messina in atto di invitare il fiume a immettersi. Sotto ogni simulacro fluviale sono apposti distici latini che illustrano i simboli e i bassorilievi scolpiti. Ai lati di ognuno di essi sono due targhe ovali anch’esse istoriate. Otto mostri marini in pietra scura completano la conca marmorea.
Al centro della conca, un dado prismatico reca agli spigoli quattro sirene alate. Altre figure si trovano nei piani sovrastanti. I tritoni-cariatidi fanno da base alla prima tazza, ornata di motivi rinascimentali. Le Najadi, con aggraziato movimento di danza, reggono la seconda tazza.
Al vertice della fontana spicca Orione col cane Sirio. Il mitico gigante ha la mano destra aperta in segno di saluto e la sinistra appoggiata allo scudo, nel quale campeggia lo stemma di Messina. A causa del terremoto del 1908 la fontana subì gravi danni e tutta la parte superiore andò in frantumi. Pazienti lavori di restauro hanno permesso di restituirla all’antico splendore.